Review of Freemasonry



Make this site your Home Page Print this page Send Masonic E-card Subscribe News Alerts by Email RSS News Feed
PS Review of FM Search Engine:
recommend PS Review of Freemasonry

Francesco-Angioni

RUOLO DELL’ ERMENEUTICA E DELLA METAFISICA NELLA LIBERA MURATORIA
del Fr. Francesco Angioni M.M.
fondatore di La Cittadella delle Libere Mura
Liberi Quaderni di Studi Muratori


Di Francesco Angioni leggi anche su PS Rivista di Massoneria:

¨ La concezione della Libera Muratoria nei Dialoghi di Lessing
¨ Accenni storico-critici del Lessing Massone.
¨ La Verità in Lessing secondo un'ermeneutica liberomuratoria
¨ Commento al Primo Dialogo di Lessing
¨ Commento al Secondo Dialogo di Lessing
¨ Commento al Terzo Dialogo di Lessing
¨ Commento al Quarto Dialogo di Lessing
¨ Commento al Quinto Dialogo di Lessing
¨ Dialogo Intorno ad una Società Visibile-Invisibile
di Johann Gottfried Herder (1774-1803)

¨ Herder e il Concetto di Humanität
¨ Verità e Libera Muratoria pensando a Lessing e ad altri Massoni
¨ Introduzione a J.W.Goethe Massone e Poeta
¨ I Segreti di Goethe
¨ Gnosticismo e Origini e Pensiero della Massoneria

Iniziamo chiarendo il significato della parola “ermeneutica”. Essa è la metodologia della interpretazione, del chiarire, dello spiegare. Nasce in ambito religioso per definire la corretta interpretazione dei testi sacri e poi nell’età del rinascimento italiano si sposta all’analisi dei testi tout court, di qualsiasi ambito. Dicendo corretta interpretazione dei testi sacri, evidentemente ci riferiamo a due modalità interpretative: la prima, l’interpretazione linguistica atta a riconoscere la validità d’origine di un testo, l’esatta attribuzione ad un autore, ad una corrente di pensiero e di cultura. L’altra modalità, specifica per i testi sacri, è l’interpretazione fideistica o, in senso più generale, spiritualista del contenuto del testo.

Non è questa sommaria distinzione da confondere con quella tra forma e sostanza, infatti, l’interpretazione del testo in quanto tale, nella sua forma linguistica, non è rivolta alla pura espressione formale, al contrario, si volge alla forma per riconoscerne la sostanza nascosta nella forma. Ad esempio, se un termine ha un certo significato in un ambito ben definito, quel termine ci svela, essendo stato usato in quella frazione di testo, non solo che appartiene ad un determinato periodo storico e ad un preciso ambito culturale, ma anche il significato dell’intero frammento di testo. In italiano usiamo il termine Illuminismo per una specifica corrente di pensiero dai forti connotati culturali e politici, mentre il termine Aufklarung, che potrebbe essere tradotto sempre con Illuminismo, ma che con analisi ermeneutica ha un diverso significato, purgato di connotati ideologico-politici, ha valenze più letterarie e culturali; più opportunamente è da tradurre con Rischiaramento. Il primo illumina le genti verso un cambiamento sociale, il secondo rischiara le menti verso la comprensione della realtà. Quindi, si parte dalla forma per giungere alla sostanza. L’altro livello o dimensione dell’interpretazione ricerca i sensi nascosti che determinano una fede, si interpreta dando dei significati d’ordine spirituale che non necessariamente collidono con il significato semantico della parola o della frazione di testo.

Un modo appartiene più all’ambito della filosofia mentre l’altro a quello dell’esegesi.
C’è una concezione che in un certo periodo si è andata affermando rispetto alla filosofia come scienza dal rigore ineccepibile, nel senso della filosofia come modalità del pensare umano in grado di rappresentare la realtà.

In quanto Liberi Muratori queste concezioni ci lasciano alquanto distratti. Non sono queste le condizioni che definiamo come necessarie per il nostro percorso d’elevazione umana e spirituale. Tutto ciò che tenta di porre un termine allo sviluppo del pensiero e dell’elevazione spirituale umana ci sembra autolimitante, ci sembra un colpo di freno allo sviluppo della Gnosi umana. Per questo le ideologie ci appaiono una castrazione del pensiero, dell’evoluzione progressiva del pensare e del sentire dell’Uomo. Un Libero Massone dovrebbe partecipare alla nostra società universale per superare le limitazioni del pensare, per dare spazi e dimensioni altri da quelli che il mondo profano riesce ad elaborare e che poi traumaticamente è costretto periodicamente a negare e reinventare. Lo scopo della Libera Muratoria è quello di fornire uno sviluppo senza traumi, senza una presunzione gnoseologica che dall’ontologia profana verrebbe limitata. Ciò implica il riconoscimento che la Verità è un concetto trascendente e non immanente, ma su questo ritornerò.

Il pensiero umano, pensiero filosofico, teologico e scientifico, con Tommaso, Galilei, Descart e altri sommi si è posto l’obiettivo di essere garante della rappresentazione fedele della realtà e, sicuramente, sugli aspetti fenomenici ne è ha svolto il compito con esemplare maestria. Ponendo quindi il pensiero filosofico come specchio in cui la realtà, la Natura si rispecchia o almeno, come Kant meditava, ne riconosce le strutture di base.

Oggi, l’idea che questo indirizzo sia definibile come metafisico, e su ciò non si può essere che d’accordo ignorando il senso negativo che tanti filosofi odierni tendono a dare del termine metafisica, ci deve indurre a riscoprire i sensi nascosti del pensiero metafisico, in termini moderni e con analisi ermeneutica.

Quando Heidegger riduce il pensiero metafisico alla contemplazione della verità oggettiva o tutt’al più all’osservarla, e quindi a riscoprirne le norme che nella realtà sono insite, egli rifiuta la realtà come insieme sistemico di cui l’uomo è elemento partecipativo e lo estranea dalla realtà, più precisamente dalla Natura, configurando quella scissione che già la religione positiva aveva posto, estendendo tale scissione a tutto l’essere cosmico, uomo, natura e aspetti sovradimensionali dello stesso e della stessa natura.

Il Libero Muratore, superato l’apprendistato, come Compagno incomincia a sviluppare un’osservazione ermeneutica della Natura nei termini della scoperta dei suoi significati misterici, quelli nascosti nell’intimo della Natura, quelli che non vengono svelati neppure dall’individuazione delle leggi fenomeniche che controllano gli accadimenti, sempre fenomenici, della stessa Natura. La Natura è da scoprire non nei suoi accadimenti appariscenti, epifenomenici, che di ciò la scienza con i suoi attuali sofisticatissimi metodi e strumenti è in grado di fare, ma con una visione altra, nella sua sostanzialità metastorica e metafisica. Il pensiero materialistico, positivistico, scientista ci descrive la Natura nel suo apparire, nei suoi aspetti discorsivi, ma nulla può dire sulla sua sostanzialità, su ciò che il senso del sacro e della spiritualità umana possono dire ed intuire.
La Libera Muratoria, proprio perché non è metodo gnoseologico, si oppone all’ipostatizzazione di una via prestabilita; essa non è “la via” e neppure “una via” essa supera il concetto di via, quindi di metodo e di metodologia, e si pone come “tensione” ontologica alla Verità.

L’epistemologia filosofica ci ha insegnato che ogni legge scientifica è tale nella misura in cui può dimostrare la propria fallacia e quindi superare se stessa con un modello interpretativo maggiormente esplicativo. Ciò che non è dimostrabile come errato, parziale, limitato al contingente storico non è scienza ma è fede, è cristallizzazione del sapere e della conoscenza scambiata come Verità.
La concezione della Libera Muratoria come metodo di vita è riassumibile al concetto della Libera Muratoria come ortoprassi[i], C’è nelle due concezioni, la metodologica e l'ortopratica, apparentemente diverse, la stessa unidimensionalità che Marcuse, tanti anni fa, denunciava nell’immagine dell’uomo unidimensionale.

La concezione della Libera Muratoria come ortoprassi, segue il filone della filosofia laica, del pensiero che nega la dimensione metafisica; infatti, l'ortoprassi, corretto modo di agire, limita tanto il pensiero che l’azione liberomuratori ad un essere per fare (comportarsi) e necessariamente rischia di confluire nella corrente di pensiero del pragmatismo anglosassone. Peggio ancora nel considerare la Libera Muratoria come metodo.

Quando si sentono tali affermazioni, anche da parte dei massimi livelli organizzativi della Libera Muratoria[ii], si evidenzia la carente elaborazione del pensiero liberomuratorio, l’adeguamento a logiche del passato, a filosofie del pensiero che la stessa filosofia  oggi ha superato.
Il pragmatismo anglosassone, con i suoi epigoni John Dewey e Ludwig Wittgenstein, mira a considerare l’uomo non come osservatore e esploratore della sostanzialità della realtà, ma come produttore, imprenditore di conoscenza che trasforma la realtà. Non c’è bisogno di grandi meditazioni filosofiche, è evidente che fin dai suoi primordi l’umanità si è posta pragmaticamente in questi termini, ma non solo. È questo “non solo” che rende carente e svela la soffocante autosufficienza del pensiero pragmatico, il suo porsi in un vicolo cieco al quale, giunti alla fine, si osserva impotenti la nebbiosità imperscrutabile della fine del cammino. Se la realtà è da considerare solo nella sua accezione di causa produttiva, che trasforma la realtà, che ne è del pensiero non produttivo quello che la realtà non vuol trasformare ma cogliere le sue intime essenze? Però, è questo cogliere le essenze che infastidisce il pragmatico, perché le essenze non sono di per sé produttive, non modificano la realtà ma la definiscono in un’altra dimensione che esce dal controllo dell’Uomo. Il pragmatico dicendo che osservare la realtà vuol dire osservare per trasformare, non dice nulla di errato, così come non si erra dicendo di considerare la Libera Muratoria come ortoprassi, dicendo di osservare la realtà per definire un corretto comportamento. Ma sono visioni parziali e unidimensionali, una materialistica e l’altra comportamentistica. Manca l’altra parte, quella fondante, del discorso che è quello dell’osservare per scoprire le norme regolative dell’essere umano nella sua dimensione spirituale. In termini semplici, pragmatismo ed ortoprassi sono due modalità del pensiero amorale, che nega la dimensione spirituale all’Uomo e alla Natura.

Scindere le conseguenze morali[iii] dall’agire comporta necessariamente i guasti di un produrre concettualistico giunto alla sua autogiustificazione, così come un comportamento corretto senza definire i principi morali a cui riferirsi è affermazione general-generica che non distingue la Libera Muratoria da una qualunque altra forma di approccio spirituale, anzi questo ne è escluso per la riduzione ai soli comportamenti senza considerare l’essenza del sussistere umano.

L’essere umano quando incominciò a mescolare due diversi metalli per produrne un terzo, ad esempio il bronzo, non si spiegava la modificazione in terza molecola di altre due mescolate tra loro, non ne aveva le conoscenze scientifiche. E su questa parziale conoscenza però sviluppava un sistema di rituali, di miti, di elaborazioni metafisiche che per lui davano una senso alla Natura nel suo insieme, ponendosi sul piano della sapienza, anche nel verso di farlo sentire componente vitale della Natura. Poi, venne lo scienziato, che spiega la fusione molecolare dei metalli e distrugge il pensiero metafisico. Ora sappiamo del potenziale conoscitivo della materia, ma abbiamo perduto tutto del potenzia

le sapienziale della Natura, del Cosmo, del Creato, comunque lo si metta.

Le religioni vorrebbero superare questa frattura e dare un spiegazione in termini fideistici e finalistici del creato, ma così facendo, riportando tutto ad un ente creatore. non spiegano l’essenza della Natura; dicono chi la guida e giustifica ma senza rispondere alle domande, ma come e perché? Infatti, quel come e perché è nella mente divina, imperscrutabile all’uomo. Qui si evidenzia la limitatezza anche di certi grandi del pensiero massonico, come Lessing e Goethe, che ripongono la Verità ultima nel pensiero divino, come indicibile ed inconoscibile.

Il pensiero massonico non può porsi in questo spazio autocensorio, deve avere il coraggio di andare oltre, altrimenti non si distingue né dal pensiero scientifico né da quello religioso e, ciò è più importante, non si definisce come pensiero altro, pensiero sapienziale teleologico. 
La Libera Muratoria se è altro, ha come necessità epistemologica ed ermeneutica quella di coniugare il discorso sulla materia e quello sulla sovramateria, ovvero il pensiero sulla struttura materica e sulla sovrastruttura spirituale, sul sensibile e sul extrasensibile.

Sempre riguardo all’ortoprassi, questa non aiuta a definire la Libera Muratoria come pensiero soprasensibile, non fa riconoscere una sua visione d’ermeneutica esoterica. L’esoterismo non trova lo spazio di giustificazione di sé nella concezione dell'ortoprassi.


Se intendiamo l’esoterismo come strumento essenziale del pensiero liberomuratorio è necessario scandagliarne i suoi significati non in termini puramente di perfezionamento spirituale, che non lo distinguerebbe da altre pratiche spirituali, ma specialmente in termini liberomuratori. L’esoterismo in quanto strumento liberomuratorio, dal pensiero liberomuratorio deve trarre il proprio significato e non può configurarsi in se stesso, ovvero limitare il suo sviluppo all'interno di un esoterismo avulso da una casualità esplicativa e da un percorso ben coordinato e indirizzato, altrimenti una qualunque persona fortemente interessata all’esoterismo potrebbe benissimo cercare il proprio sviluppo spirituale nell’esoterismo in sé e non avrebbe la necessità di entrare nella Libera Muratoria. Addirittura, potrebbe cercare una propria speciale forma d’iniziazione dentro la via esoterica, ignorando l’iniziaticità liberomuratoria.

Il Libero Muratore considera l’esistenza come progetto, alla stregua di un Heidegger, e vuol condividere questo progetto con altri sotto il riparo della loggia. In questa Loggia il libero Muratore non trova la spiegazione di come stanno le cose, di come l’esistere si spiega. La sua concezione di Verità è diversa da quella giuridica, civile e religiosa e pure scientifica. La filosofia moderna tende a depennare la Verità, intesa come descrizione oggettiva, dai propri discorsi. È difficile contestare chi afferma che la razionalità di un discorso s’è ridotta alla sua presentazione decorosa, accettabile dai più. Però, ciò non vuol dire che la felicità umana risieda nell’essere tutti d’accordo, nella comune ricerca di una felicità data dall’accordo. Ugualmente, sentiamo la necessità di superare certe posizioni del XVIII secolo e di quelli successivi, ove la Verità è lo “specchio della Natura” e che la conoscenza dei dati di fatto e delle norme che li regolano sia la via alla Verità.

I Liberi Muratori settecenteschi cercavano ciò, però come Lessing, erano costretti a negare ogni validità all’esoterismo come strumento di conoscenza. Questo perché all’epoca, non differentemente da oggi, quello era un esoterismo che dall’esterno veniva inglobato nel pensare liberomuratorio, senza saperlo integrare, senza saperlo ripensare nei soli termini liberomuratori. Solo Goethe ci provò, ma con grande sofferenza e senza giungere ad una conclusione[iv].

Nel linguaggio liberomuratorio non appare la parola “felicità”. Il Libero Muratore non cerca la felicità, si distingue dall’accezione moderna della morale come aiuto reciproco per soddisfare i nostri desideri. Una tale concezione, presente ad esempio in Stuart Mill e in una certa visuale anche nell’idea di ortoprassi, non rientra nello schema di perfezionamento spirituale; al più in quello civile e privato del mondo profano. Una tale concezione parte dal presupposto che non esiste nella natura umana alcuna struttura sostanziale e ciò è inaccettabile dal pensiero liberomuratorio metafisicamente fondato.

Non si deve però pensare che l’accezione metafisica del pensiero liberomuratorio voglia dire fondarsi su qualcosa di già esistente, di una trascendenza che trascende persino l’uomo.
L’unica trascendenza concepibile per un Libero Muratore potrebbe essere quella di scoprire nella sostanzialità umana un senso del sacro che lo connota come umano e come essere vivente teso allo spirituale, al metafisico; tutto il resto è prodotto storico e culturale dell’agire umano.

Il pensiero liberomuratorio, depurato dalle connotazioni che gli sono estranee, come quelle ideologicamente e teologicamente fondate così come quelle di un esoterismo estraneo alla tradizione liberomuratoria, concepisce la morale come pura espressione umana ed il senso del sacro come propria sostanzialità. La morale umana, nell’accezione liberomuratoria, non discende dall’extraumano, essa è elaborazione progressiva della pulsione umana al superamento dei limiti umani, non in senso materiale, civile, religioso che sono compito e scopo di istituzioni che appartengono all’ambito del mondo profano, dunque non la si può denotare come trascendente. Da parte sua il senso del sacro è la trascendenza che appartiene all’uomo e in senso liberomuratorio è la sostanzialità che lo innalza oltre il suo essere produttivo, oltre la sua materialità.

Nella Libera Muratoria non si può cercare ciò che Heidegger chiamava ontoteologia, la ricerca sull’origine e la fondatezza dell’idealità umana in una sfera extraumana e sulla certezza del possesso di un ideale giusto e vero. Ciò è rintracciabile solo nel pensiero teologico e a questo ci si deve rivolgere se quella è la ricerca. Ma, se qualcuno volesse ridurre il pensiero e la prassi liberomuratoria a relativismo, farebbe un’operazione di mistificazione inaccettabile.

In una società iniziatica, spiritualmente connotata, il relativismo è cosa estranea. Né può essere considerata come relativistica l’affermazione che la Libera Muratoria è ricerca di una Verità, di una Morale, di un Senso del Sacro che fanno parte della sostanzialità dell’Uomo. Questi concetti hanno valore di assolutezza dentro la sfera dell’umano. Sono essi che si connotano come veicoli al superamento della condizione materiale per accedere a quella spirituale. Se la Libera Muratoria è concepibile come progetto di elevazione dal materiale allo spirituale, in ciò non sussiste nulla di relativistico. Non solo, tale rappresentazione è coerente col pensiero platonico che richiedeva ad un progetto di essere affrontato con volontà superiore. Se una definizione può essere data alla Libera Murato-ria è quella di fondamentalista, nel senso di ricerca dei fondamenti dell’essere umano e della Natura, con un proprio metodo e propri strumenti che non fanno parte della realtà profana. In certe critiche che vengono dal mondo religioso si tende a stigmatizzare la Libera Muratoria come relativistica perché non riconosce alcuna cosa come definitiva. Ciò, se non è travisamento voluto, è mancato approfondimento del pensiero liberomuratorio.

La Libera Muratoria fonda la propria tradizione sul riconoscimento di un Ente Supremo, però senza di questo Ente dare definizione e senza farne discendere altro che il suo riconoscimento. È prassi tradizionale della Libera Muratoria il rendersi estranea agli ambiti religiosi e politici e dunque a non chiudersi dentro un unico credo o ideologia. La vocazione della Libera Muratoria è quella di essere universalistica e di trovare nell’uomo, a prescindere dalla sua razza, credo religioso, condizione sociale ed idealità politica le condizioni sostanziali per elevarsi spiritualmente. Ciò implica, non di affermare che ogni via da percorrere sia giusta, bensì di lasciare aperte le porte ad una ricerca la più ampia possibile e che l’elevazione spirituale nasce dall’uomo e non da un qualcosa a lui estraneo. La libera Muratoria si pone dunque come metafisica dell’uomo, cioè come definizione di un ambito spirituale, sacrale, insito nell’essere umano. Il fatto che la Libera Muratoria consideri che si possa discutere su tutto non vuol dire che tutto viene desacralizzato, ma al contrario che nel tutto si può trovare il senso del sacro e a ciò, a questo senso del sacro, si sposta la ricerca liberomuratoria. In realtà, la critica al relativismo è puntata verso quel pensiero che non sostiene che la Verità possa essere detenuta da qualcuno perché a quel qualcuno un Ente superiore ha rivelato la Verità e che solo quella sia giusta, mentre tutto il resto, tutte le altre ricerche e vie sono conseguentemente fallaci ed inutili, che alla “vera” spiritualità non si possa giungere se non con il proprio credo.

La corrente pragmatista e relativista del pensiero filosofico moderno ritiene, sulla falsariga di Nietzsche, che che l’uomo è animale intelligente e che la sua intelligenza si esplica nella collaborazione degli uomini per la migliore realizzazione dei propri desideri. Questo modo di vedere la realtà non è in sé errato ma è certamente parziale, perché volutamente ignora sia il senso del sacro che spinge l’uomo a vivere anche una vita spirituale, sia la sua connotazione non riducibile al materiale, la sua sostanzialità metafisica. Ignora che l'uomo prima di sviluppare il senso del sacro ha, come base di partenza, sviluppato il pensiero simbolico.

Nell’ontoteologia questa unitarietà tra materialità e spiritualità, che si concretizza nell’essere umano, viene spezzata tra una parte limitata nella sua finitudine e una parte che anela all’infinito. La Libera Murato-ria, invece, riconosce nel senso di sacro e quindi di infinito la parte che giustifica la parte finita, sensibile. A differenza di Peter Singer, filosofo americano odierno, la Libera Muratoria non aspira ad “ampliare la cerchia del noi”, piuttosto tende a considerare l’uomo solo alla luce della sua appartenenza all’umanità e quindi come singolo rappresentante di un noi assoluto, come dire che nel singolo uomo esiste l’intera umanità. 

Il bene e il male presente nel singolo uomo corrisponde al bene e al male che l’intera umanità è capace di esprimere. Di conseguenza, la Libera Muratoria ponendosi il compito di sviluppare l’elevazione spirituale del singolo opera all’elevazione spirituale dell’intera umanità. Il Libero Muratore porta avanti un progetto che ipotizza un futuro possibile per l’umanità fondato sul riconoscimento del valore metafisico insito nell’uomo. Pertanto, la Libera Muratoria si appella tanto alla ragione quanto al senso del sacro, ove l’uno è ragione d’essere dell’altro e l’insieme dei due è teleologicamente teso al perfezionamento. Poiché la Libera Muratoria non pensa teologicamente, non concepisce la Verità come qualcosa di superiore all’uomo e quindi ricerca la Verità dentro l’uomo, nella sua sostanzialità. Non viene ricercato, in altri termini, un qualcosa che è fuori dall’uomo, a lui superiore, che è compito teologico, ma vuol scrivere il poema dell’universalità dell’uomo come percorso di perfezionamento materiale e spirituale, lasciando al mondo profano il perfezionamento materiale e riservandosi quello spirituale, inteso come spirituale meramente umano.

Sul piano religioso il misticismo è la via dell’accesso al trascendente, ma, fuori dall’ambito religioso,può anche essere concepito un misticismo che del trascendente è azione e pensiero assieme, nel senso che scopre il trascendente presente nell’uomo o più precisamente nella determinazione dell’uomo come insieme sistemico di materia e di valore trascendentale. Quest’affermazione che può apparire un paradosso, un gioco semantico, invece è il percorso non lineare che compie il Libero Muratore. Qualità materiale e qualità trascendentale sono i due distinti livelli che compongono l’unitarietà dell’essere umano e il misticismo è il metodo che consente di far comunicare i due livelli e farli interagire sinergicamente dando luogo ad un superiore essere umano, né solo materiale né solo spirituale, ma altro da sé.

Richard Rorty, filosofo americano di pensiero pragmatico e relativista, pone il misticismo come una superiore forma di linguaggio che porterebbe al progresso materiale e morale. In una logica liberomuratoria è preferibile parlare di perfezionamento piuttosto che di progresso, infatti, il perfezionamento è uno scopo mentre il progresso è un effetto. È però corretto definire il misticismo come linguaggio speciale che fa comunicare l’uomo sia con la sua parte sensibile sia con la sua parte metafisica o spirituale, attuando con questa comunicazione il percorso di perfezionamento.
La via liberomuratoria al perfezionamento, in ultima analisi alla Verità, è raffigurabile come una vite senza fine, che gira senza mai serrare, che ha la funzione di avvio di un meccanismo che conduce ad altri risultati che non sono il serrare. 

La Libera Muratoria può benissimo concepire una propria forma peculiare di misticismo, estranea alla religione, proprio partendo da ciò che Rorty definisce come misticismo, ma superando la sua limitazione al progresso materiale e morale, con il concetto di perfezionamento spirituale. Come già accennato Goethe tentò la ricomposizione dei due livelli della sostanzialità umana, egli aveva una visione essenzialmente mistica della Libera Muratoria, ma non sviluppò una mistica liberomuratoria e fallì perché volle applicare uno strumento, l’esoterismo, estraneo alla via liberomuratoria: egli, in ultima analisi, fu esoterista perché ermetico ed alchimista e non perché Libero Muratore.


 


NOTE

[i] Nella concezione della Libera Muratoria come ortoprassi, si pone una visione immanentista alla Libera Muratoria negandole una visione del sé che sia trascendentale.

[ii] Penso alle affermazioni di qualche Gran Maestro che definisce la Libera Muratoria come “metodo”: “La Massoneria non esprime, invero, una particolare filosofia o ideologia, ma un metodo di convivenza tra tutte le filosofie e le ideologie possibili” di G.M. avv. Gustavo Raffi nell’Allocuzione “Le vie del dialogoG.O.I. 2002.

[iii] Uso volutamente, per facilità discorsiva, il termine “morale” nell’accezione pre-hegeliana, ove morale ed etica sono sinonimi.

[iv] Si veda lo scritto “Introduzione a Goethe massone e poeta” nella sezione Critica Muratoria di “La Cittadella delle Libere Mura”.



Home Page | Alphabetical Index | What is New | Freemasons World News
Research Papers | Books online | Freemasons History | Symbolism & Rituals
Saggi in Italiano | Essais en Langue Française | Monografias em Português | Planchas Masonicas en Español

| Sitemap | Privacy Policy | How to Contribute a Paper |

RSS Feed News Feed | News Alerts Subscribe News by Email

visitor/s currently on the page.