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Alessandro E.M. Pisani

SCRITTI ALCHEMICI E CURIOSI

Phantasia & Curiositas
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PHANTASIA & CURIOSITAS
NOTE INTRODUTTIVE ALLA RICERCA ALCHEMICA
ALCHIMIA
L' UOVO E LA GALLINA.....DEI FILOSOFI, NATURALMENTE!
LABIRINTO - L'IDENTITA' DI DEDALO
IL LIBRO NELL' ALAMBICCO
L' ALAMBICCO NEL LIBRO
LA FRITTATA ALCHEMICA
Repertorio alchemico, cabalistico, magico e “curioso” Repertorio.pdf.zip 2.230 Kb


“Phantasia & Curiositas”... titolo apparentemente ambiguo, che rimanda a qualcosa che sembra difficilmente afferrabile... ma non è così o, almeno, così non era nel periodo in cui venne concepita la maggior parte delle opere comprese in questo repertorio. Si consideri dapprima l’ambito di sapere a cui rimanda il termine di più facile definizione, “curiositas”[1], al cui proposito Tullio Gregory dice:

 

“... le scienze curiose, di gran moda nel Seicento, comprendevano, in maniera molto approssimativa, un complesso di saperi teorici e pratici (dalla matematica all’ottica, dall’alchimia alla magia naturale), ai margini e al di là delle comuni conoscenze scientifiche, volti a studiare fenomeni rari e a realizzare esperienze capaci di destar meraviglia ; la ‘curiosità’ è precisamente questa ricerca del raro, del meraviglioso, desiderio di conoscere ciò che ai più è nascosto. Anche il giovane Descartes mostrò non marginale interesse per i libri che trattavano di quelle scienze ‘ritenute le più curiose e rare’  - come ricorda nel Discorso sul metodo - e si impegnò in quella ‘parte delle matematiche’ che si chiama ‘scienza dei miracoli’.” 

 

La “curiositas” aveva però già ricevuto interpretazioni meno benevole[2] che, con inevitabili frizioni, andranno poi a convivere con quella appena illustrata. Nella sua accezione medievale, destinata poi a perdurare nel pensiero cristiano, “curiositas” sta per ‘libido sciendi non necessaria’  [Guglielmo di Auvergne De Legibus I.24] e l’essere “curiosus” significava quindi essere un intrigante ficcanaso che indagava cose che non avrebbero dovuto riguardarlo... non tenendo conto di Prov. 25.2 “E’ gloria di Dio tener celate molte cose, è invece gloria dei re lasciare che si investighi  su ogni cosa”  ma privilegiando il severo monito di  Eccles. 3.22-23 o forse seguendo  un'errata interpretazione di Rom. 11.20 "Noli altum sapere"[3]. E' chiaro che sottesa a questa resistenza nei confronti della "curiositas" fa capolino la condanna per quell'orgoglio che è stato causa della caduta di Adamo e che, distogliendo l'uomo dal pieno impegno di ricercare la salvezza, è stato incluso tra i sette peccati capitali. Al di sopra di tutto, però, potrebbe valere l’insegnamento della tradizione cabalistica espresso dal Sepher ha-Bahir : “Non cercare quello che ti è nascosto, e non scavare alla ricerca di ciò che è sotterrato, ma cerca la comprensione profonda di ciò che ti è concesso e non lasciarti trascinare dall’attrazione per il mistero.” Il che è come dire : gnwqi eauton! ! Il dilemma a cui è esposto chi  possiede certe conoscenze è peraltro espresso in modo esemplare dal testo classico della Kabbalah, il Sepher ha-Zohar : “Rabbi Simeone si mise a piangere e disse : ‘Me disgraziato se parlo, me disgraziato se taccio ! Se io parlo, i reprobi sapranno come servire il loro Maestro, se io taccio, i compagni perderanno questa parola.’ A margine della zona dove esiste il ‘santo timore’ c’è il ‘cattivo timore’ che scuote, colpisce e accusa : è il flagello dei reprobi. L’uomo che teme di essere accusato  e colpito non è abitato dal ‘timore di YHVH’, detto ‘timore che porta alla vita’ (Prov. 19.23). Che cos’è allora che lo assoggetta ?  Il cattivo timore, la paura di essere frustato, e non il timore di YHVH. Questa è la ragione per cui il luogo denominato ‘timore di YHVH’  viene detto ‘inizio della conoscenza’.” [Sepher ha.Zohar  I.11b]

 

Più complessa e sfaccettata è la definizione di “phantasia”.  Sarà d’ausilio, in questo compito, l’interpretazione di Ioan P. Couliano, che la classificò come “scienza della manipolazione dei fantasmi”, intendendo per “fantasmi”  quelle forme di intermediazione spirituale (‘pneumatica’) che consentono la comunicazione tra anima e corpo e che hanno la propria sede, da Alcmeone di Crotone (VI sec.  p.c.e.) in poi, nel cuore[4] (sebbene altre scuole greche abbiano poi preferito indicare in quale dei due ventricoli o abbiano optato, come gli ippocratei, per il cervello).  Dice Couliano :

 

            “Sotto il nome di phantasia o senso interno, lo spirito sidereo trasforma i messaggi dei cinque sensi in fantasmi percepibili dall’anima, perché essa non può cogliere nulla che non sia convertito in una sequenza di fantasmi... S. Tommaso ... nella sua Summa Theologica... : ‘Intelligere sine conversione ad phantasmata est [animae] praeter naturam’ ...In fin dei conti tutto si riduce a un problema di comunicazione : anima e corpo parlano due lingue non solo diverse, o anche incompatibili tra loro, ma inudibili l’una per l’altra. Il senso interno è l’unico in grado di intenderle e comprenderle entrambe, avendo anche il compito di tradurre, secondo la direzione del messaggio, dall’una nell’altra. Ma, dal momento che i vocaboli del linguaggio dell’anima sono fantasmi, tutto ciò che a essa giunge da parte del corpo - ivi compreso il linguaggio articolato - dovrà essere trasposto in una sequenza fantastica. Inoltre... l’anima ha anche  una prevalenza assoluta sul corpo. Ne deriva che il fantasma ha anche la preminenza assoluta sulla parola, e che esso precede contemporaneamente sia l’articolazione che l’intendimento di ogni messaggio linguistico. Donde l’esistenza di due grammatiche distinte, di cui la prima è assai meno importante della seconda : una grammatica della lingua parlata e una grammatica della lingua fantastica. L’intelletto, provenendo dall’anima, e anch’esso fantastico nella sua esistenza, è l’unico a godere del privilegio di comprendere la grammatica fantastica, della quale potrà fare manuali e persino organizzare serissimi giochi di fantasmi. Ma tutto ciò gli servirà soprattutto a capire l’anima e a sondarne le possibilità latenti. Tale comprensione, che più che una scienza è un’arte a causa dell’abilità di cui bisogna dar prova per sorprendere i segreti del poco noto paese in cui viaggia l’intelletto, rappresenta il postulato di tutte le operazioni fantastiche del Rinascimento : l’eros, l’Arte della memoria, la magia, l’alchimia e la cabala pratica (sott. aggiunta, nda)” [Couliano 1987: 17-19]

 

            A causa delle informazioni  parziali e distorte diffuse dalla cultura predominante, l’uomo moderno è incline a pensare che nulla gli sia più lontano non solo della patente ingenuità e ascientificità dell’alchimia ma anche e soprattutto degli insensati e folli contorsionismi verbali dei testi ‘magici’. Come spesso avviene le grandi certezze, massime se acritiche e incontrollate,  fanno rima con altrettanto grandi sciocchezze. Dice ancora Couliano :

 

            “...la  magia ha continuato a resistere, facendosi beffe di tutti coloro che la credevano scomparsa da tempo. A derivarne sono forse le scienze psicologiche e sociali odierne, ed è questo il motivo per cui bisognerebbe in primo luogo ristabilire un’immagine corretta dell’essenza e della metodologia della magia per essere in grado di farci un’idea di quanto ancora le dobbiamo. All’origine, la magia... è una scienza dell’immaginario, da essa esplorato con i mezzi che le sono propri e che pretende di manipolare più o meno a piacimento. Al suo massimo grado di sviluppo, raggiunto nell’opera di Giordano Bruno, la magia è un metodo di controllo dell’individuo e delle masse basato su una profonda conoscenza delle pulsioni erotiche individuali e collettive. Vi si può riconoscere non solo il lontano progenitore della psicanalisi, ma anche, e soprattutto, quello della psicosociologia applicata e della psicologia di massa. In quanto scienza della manipolazione dei fantasmi, la magia si rivolge in primo luogo all’umana immaginazione, nella quale tenta di suscitare impressioni persistenti. Il mago del Rinascimento è, sì, psicanalista e profeta, ma anticipa anche professioni moderne come quella di capo delle relazioni pubbliche, propagandista, spia, uomo politico, censore, direttore dei mezzi di comunicazione di massa, agente pubblicitario.”  [ibid., p. 7]

 

E’ in questo suo tentativo di manipolare i “fantasmi” che il mago si trova a lavorare a contatto con quegli instancabili “curiosi”, quei ricercatori di “secreti”, che nei loro caleidoscopici ricettari giustappongono con baldanza suggerimenti per smacchiare o tingere i tessuti a grotteschi rituali necromantici. L’era dell’iperspecializzazione era, per loro fortuna, ancora lontana...

 

In termine di questo sommario tentativo di schizzare alcuni dei tratti caratteristici della “phantasia” - e nella speranza che nessuno si lasci troppo impressionare da quei “fantasmi”, è il caso di dirlo !, di cui si lasciano intravedere le sfuggenti sagome - lasciamo ancora  una volta la parola a Couliano mentre tira le sue conclusioni sulla magia come psicosociologia generale in riferimento al De vinculis... di   Giordano Bruno :

 

“...la  più semplice attività pneumatica naturale, quella che interviene nel corso di ogni processo intersoggettivo, è l’eros, ciò che implica che tutti i fenomeni erotici sono insieme fenomeni magici nei quali l’individuo ha sia il ruolo del manipolatore, sia quello del manipolato, sia quello di strumento di manipolazione. Poiché un soggetto partecipi a operazioni magiche, bisogna che l’idea stessa di magia non superi la soglia della sua coscienza... E poiché i rapporti tra individui sono regolati secondo criteri ‘erotici’ nel senso più ampio del termine, la società umana a tutti i suoi livelli non è essa stessa che magia all’opera... L’operatore è l’unico che, avendo compreso il complesso di tale meccanismo, si pone immediatamente quale osservatore delle relazioni intersoggettive, nello stesso tempo realizzando una conoscenza da cui intende in seguito trarre profitto. Le possibilità del mago sono più ampie, quelle del medico sono relativamente ristrette. Prendiamo due individui A e B, e il rapporto tra essi, che definiremo Y. Supponiamo poi che A ami B, e che B non lo contraccambi : Y, il loro legame, sia definito in questi termini. Compito del mago è modificare Y : mettendosi al servizio di A, gli otterrà i favori di B. Ma supponiamo che alla famiglia di A  interessi che A abbandoni la sua insensata passione per B : mettendosi al servizio della famiglia, l’operatore modifica Y e ‘guarisce’ A. E’ questo il compito del medico. Può darsi anche che A sia un manipolatore magico e che voglia ottenere i favori di B. E’ un mago, non già un medico. Sono tre casi, due di magia propriamente detta, e uno di medicina : qual è esattamente la frontiera tra queste due discipline ? E’ facile rendersi conto che le competenze del medico sono giuridicamente limitate ai casi in cui l’affetto di A cozzi contro gli interessi della società, il che equivale a dire che l’affetto in questione esula dalla normalità. Al contrario, l’esperto di magia erotica può generalmente servirsi dei propri talenti contro la società stessa e contro la volontà di un singolo. Supponiamo adesso che A sia un individuo multiplo, una massa dotata di reazioni uniformi. B è un profeta, il fondatore di una religione o un capo politico che, facendo ricorso a magici procedimenti di persuasione, soggioga A. Come le pratiche del medico, anche le sue sono ammesse perché, guadagnandosi il consenso sociale, è il nostro stesso operatore a dettare le regole della società. Tre ipostasi - mago, medico, profeta - indissolubilmente legate e senza limiti ben precisi ; e della partita è anche lo ‘psicanalista’, la cui sfera d’azione confina con l’illecito e il sovrumano. Con la specializzazione e la delimitazione delle competenze, si sarebbe propensi a dire che gli altri due praticanti della magia bruniana, il mago propriamente detto e il profeta, ai giorni nostri siano scomparsi, anche se è più probabile che essi si siano semplicemente camuffati sotto parvenze discrete e legali...” [ibid., p.  161-63]

 

Per quello che riguarda una particolare modalità di estrinsecarsi  della “phantasia”, il pensiero cabalistico, è opportuno precisare che i libri  di carattere cabalistico citati nel repertorio appartengono, nella quasi totalità, a quel particolare ambito detto della ‘cabala cristiana’. A questi libri, così come a quelli degli altri ambiti, si è voluto però affiancarne altri che sono loro legati da vincoli imprescindibili, sia perché in contrapposizione (si pensi, per esempio, alle opere degli inquisitori nei confronti della ‘magia’)  sia perché figure paradigmatiche di  quelle linee di tradizione che qui sono state prese in oggetto (valga per tutti l’esempio di Maimonide per quello che riguarda l’ebraismo), sia perché contigui (per esempio certe opere di “libertini eruditi” , quelle di appartenenti alla tradizione rosacrociana, nella quale a sua volta confluivano tematiche alchemiche e cabalistiche, quelle di astrologi e chiromanti), sia perché non ancora definitivamente collocabili (il riferimento è qui a quelle opere di carattere chimico-medico che, pur opponendosi con decisione alla tradizione paracelsiana, ancora fanno uso di rimedi decisamente “magici”). E’ chiaro, il rischio sotteso a questo tipo di approccio è quello di partire da una porzione tutto sommato limitata del sapere per arrivare, come nell’enciclopedia di borgesiana memoria, ad abbracciare l’universale, noto e ignoto, nei suoi aspetti normali, anomali e teratoformi. Il rischio esiste, è vero, ma se si considera che la finalità di questo repertorio è quella di fornire, sullo spunto delle opere possedute dalla BUG, uno squarcio di panorama il più possibile “a tutto tondo” su un aspetto della nostra cultura piuttosto che un’asettica e  “tecnica” bibliografia attenta a escludere tutto quanto non appaia di strettissima pertinenza all’ambito prescelto, è facile capire perché accanto alle opere di alchimisti, di fantasiosi elaboratori o divulgatori di “secreti” o di teologi cristiani che, attratti dal fascino di un’antica tradizione, calcarono terreni  insidiosi e, spesso, a loro proibiti, è facile capire, si  diceva, perché accanto a queste opere ne siano state affiancate altre - ma non tutte - elaborate da loro detrattori, avversari o addirittura inquisitori. Questo non per espandere ad arte la massa delle opere citate, bensì, in osservanza del criterio-guida contenutistico anziché formale, per agevolare la possibilità di acquisire informazioni a proposito dei temi presi in considerazione. La storia lo insegna : a prescindere dalle più recenti scoperte, cosa avremmo saputo a proposito dello gnosticismo senza l’opera di Ireneo di Lione Contro le eresie ? ... e che cosa del Discorso vero del filosofo “pagano” Celso se l’ostinazione e la granitica avversione di Origene non avessero indotto quest’ultimo a citarlo nel  modo più ampio nel suo Contro Celso ?  ... e, per venire a tempi più vicini a quelli in cui sono state elaborate le opere inscritte nel repertorio, quanto avremmo saputo di un movimento come quello dei catari senza gli atti dei tribunali che li giudicarono o di autori, come Durando di Huesca con il suo Liber contra Manicheos, che pesantemente li attacccarono ? Certo, le opere ostili a un movimento possono dare, e inevitabilmente danno, un’immagine falsata dell’oggetto dei loro attacchi... ma questo lo si sa, come si sa che distanza prendere da informazioni di siffatto genere. L’insostituibilità di tale opere - si tratti di manuali per inquisitori, saggi polemici o “dimostrazioni” teologiche degli errori altrui - è però un’altra : quella di fornire notizie sull’esistenza di singoli personaggi o di movimenti che poi sono stati in tutta fretta cancellati dalla storia... o meglio : sarebbero stati cancellati se non fosse stato per lo smodato fanatismo di chi in ciò si era massimamente impegnato.

 

Come è facile intendere, dunque, il modello sotteso a questo repertorio è quello della “rete”, vale a dire un modello tale che opere di carattere anche diversissimo possono trovarsi accomunate grazie a quelle sequenze di maglie che, muovendocisi in una delle varie direzioni, è possibile identificare sulla rete del sapere. Mi piace immaginare, inoltre, che questa rete abbia una forma particolare, quella che si ottiene curvando una superficie su se stessa fino a farne toccare i bordi, per poi unire le estremità del “tubo” così ottenuto formando in questo modo quello che in topologia viene definito “toro”... e che, in un linguaggio più prosaico, potremmo dire “ciambella”. I  vantaggi  di  immaginare  la rete disposta secondo questa morfologia toroidale sono di un incremento del numero dei legami tra i nodi e, soprattutto, il fatto che nodi sul piano lontanissimi, ora possono trovarsi altrettanto, e sotto certi aspetti anche più, lontani o massimamente vicini, a seconda della direzione che si  prenda per andare da un punto all’altro. Il che è esattamente quello che avviene nel sapere umano : si fa un passo in una direzione e ci si trova su una posizione agli antipodi da quella fino a quel momento occupata ; si fanno tanti faticosi passi nell’altra e ciò in cui si credeva assume sfaccettature nuove che mettono in evidenza legami prima impensabili con altre aree del sapere : in un caso possiamo immaginare l’alchimista che, dopo l’ennesimo fallimento, diventa un iperrazionale critico di quella che ora chiama “vana pratica” ; nell’altro possiamo immaginare chi invece non si lascia piegare dagli innumerevoli “fallimenti”, che continua dunque a iterare, arrivando a un certo punto a praticare, dapprima di sicuro inconsapevolmente, una sorta di “meditazione” che gli apre lo spirito a nuovi tipi di esperienze... più vicine alla mistica o alla religiosità che non alla concreta trasformazione dei metalli vili in oro o all’ottenimento del “farmaco universale”. Ma il vantaggio principale di immaginare la rete a forma di “toro” è forse un altro : quello di facilitare la concezione della potenzialità che ha  ogni aspetto del sapere di prendere la sua caratteristica forma anche grazie a legami con aspetti lontanissimi, tanto lontani che spesso ci si compiace di dire “opposti”. Si sa però che l’uomo, il creatore del sapere, non vive in un mondo a una dimensione, non è un transistor che conosce solo l’alternativa passaggio/non passaggio di corrente. L’uomo, quello degno di questo nome, quello avido di conoscere e ansioso di creare, spinge il suo interesse in quante più direzioni gli sia possibile ed è inevitabile che le ricchezze raccolte nei molti territori visitati fecondino, in misure variabili, il campo di cui si occupa una volta rientrato dalle sue scorribande. Non ci si lasci perciò fuorviare dai volgarizzamenti di certe storie della filosofia o del pensiero scientifico o di qualsiasi altra disciplina si tratti, nelle quali sembra che ognuno dei personaggi lì incasellati altro non abbia fatto nella vita che attendere alla composizione di quelle opere per le quali viene ricordato... e, per non lasciare queste parole in astratto, basti pensare a Newton: noto e celebrato per tutto ciò che ha lasciato alla scienza moderna, ma anche autore di centinaia di pagine manoscritte di appunti di carattere alchemico[5]. Nelle pagine che seguono si incontrerà ben più di un personaggio che pur senza aver raggiunto, almeno agli occhi dei moderni, la notorietà di Newton come questi non poteva fare a meno di percorrere la “ciambella” del sapere in più direzioni.  Il nostro repertorio  si propone dunque di tagliare da questa ciambella una fetta, una fetta di forma irregolare perché la sua superficie superiore (le opere che più propriamente possono far parte degli  ambiti prescelti) è sicuramente più estesa di quella inferiore (le opere di critici, oppositori, persecutori, continuatori in via di distacco), ma tra queste due difformi superfici c’è un contenuto che si auspica possa essere gustato[6]. Si è detto “gustato”, e non solo per rimanere in sintonia con la metafora della “ciambella” del sapere, ma anche per evocare   quella concezione dell’estetica dell’India antica tale che il gustare il “sapore”  (scr. rasa[7]) di un’opera guida chi compie questa esperienza al “ricordo” di “ciò che è”, in  sanscrito satya,  vale a dire “verità”... una verità che non è e non può essere assoluta, ma è quella verità relativa e in continua trasformazione che consegue chi percorre i cammini del sapere raccogliendo ciò che è sparso.

Nelle pagine che precedono il repertorio sono tracciati alcuni schizzi introduttivi a uno dei modi di estrinsecarsi della phantasia, l’alchimia, con particolare riguardo alle reciproche relazioni tra questa e l’altro protagonista di queste pagine : il libro, il cui ruolo ben è stato tratteggiato da Robert Léon Wagner :

 

“L’imprimerie jette au quatre vents des idées et des mots qui, avant son emploi, n’attegnaient qu’un cercle restrint d’auditeurs ; elle suscite et anime la controverse... Elle rend accessible au public lettré des thèmes nouveaux, suggestifs, qui excitent l’imagination et la jettent au bord de perspectives nouvelles...  L’imprimerie alimente une curiosité que sollicite des problèmes obscures, d’ordres physique et métaphysique ; elle favorise la discussion, les controverses et contribue ainsi, d’une manière indirecte, soit à rendre communs des termes qui, avant elle, étaient connus des seuls spécialistes, soit à vulgariser des notions que les techniciens essaient au préalable de définir” [Wagner 1939].

 

Che gli addetti ai lavori, e gli storici, gli eruditi e gli aspiranti tali, non si curino di questa escursione nei loro coltivati e ben recintati latifondi alla quale si è stati indotti da una certa  propensione alla curiosità, comunque la si voglia intendere. Come ha detto, tra gli altri,  Edgar Morin, e come a chi scrive piace spesso ripetere, “...je ne fais qu’y passer”.



 

 

 

 [Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per compiere i miracoli della realtà che è una. (dalla Tabula smaragdina)] ...this maxim... points to a dynamite way to manipulate data space : you can manipulate a whole bunch of things with one symbol, dragging in a whole idea space with one icon. It’s like a nice compression algorithm. [Erik Davis “Technopagans. May the astral plane be reborn in cyberspace” Wired 3.07 - Jul. 1995]

 

Sciant artifices Alchimiae, species metallorum transmutari non posse, quamuis similia illis fieri possint ; & quamuis Alchimistae queant tingere ipsum aes colore quo volunt, donec sit multo simile auro, & abstergere immunditias plumbi, ita ut uideatur argentum, semper tamen secundum substantiam manebunt aes & plumbum. [Avicenna De congelatione et conglutinatione lapidum]

 

Allo stesso modo che con la Mia parola ho dato forma al cielo e alla terra, come è scritto : “Con la parola di YHWH  sono stati fatti i cieli” (Salmo 33.6), così tu devi parimenti comportarti. Felici coloro che si dedicano allo studio della Torah ! Non credere tuttavia che la parola di qualsiasi ignorante possa agire così. Bada dunque : quando un uomo che è estraneo ai segreti della Torah inventa delle parole di cui ignora il fondamento, queste parole si innalzano ma è l’ “essere di disordine” (Prov. 16.28)  dal linguaggio menzognero ad andare loro incontro. [Sefer ha-Zohar 5a]

 

Da queste sefirot o idee, il mondo è governato come da degli dei, per parlare come gli astrologi  parlano dei pianeti. I cabalisti sottomettono patriarchi e profeti all’influsso di queste sefirot : Abraham dipende da Hesed, Isaac da Tiferet e Moshe da Malcuth.

[Agostino Ricci]

 

Per far sì che gli spiriti compiano qualsiasi tipo di operazione alchemica. 1. Perché gli spiriti eseguano ogni tipo di operazione alchemica.  2. Perché gli spiriti producano ogni tipo di metallo e di arte alchemica.  3. Per apprendere ogni tipo di arte alchemica dagli spiriti.

 

     1

      2

      3

TABBAT

MATALO

INIHINO

ARUUCA

EZATEH

NAMERAN

BUIRUB

TARATA

INALOMI

BURIUB

ATARAT

MALECAH

ACUURA

HEZATE

IMOLAMI

TABBAT

OHATEM

NAREMAN

 

 

ONIHINI

[Quadrati magici di carattere alchemico tratti da un manoscritto francese (Paris, Bibliothèque de l’Arsenal, MS 2351) di un’opera di Avraham ben Shim’on (XIV sec.) (Primo libro della magia sacra, che Dio diede a Mosè, Aronne, Davide, Salomone e ad altri santi, patriarchi e profeti, che insegna l’autentica divina saggezza, lasciata da Avraham a Lamech suo figlio, tradotto dall’ebraico 1458)]

 

Si aurum, quod fit ab Alchymistis, non sit verum & tale, quale sit a natura ; eius uenditionem pro uero fraudulentam & iniustam esse ; sin autem fiat uerum aurum ab Alchymistis, id licite pro uero auro uendi posse : nihil enim prohibere artem utendo caussis naturalibus, naturales & ueros effectus producere ; sicut August. dicit in 3. de Trin [cap. 8] de his, quae arte daemonim fiunt.

[Tomaso d’ Aquino Summa theologica II.ii. quaestio LXXLVII, art.  II.]

 

Ma c’è un’altra alchimia, tecnica e pratica, che insegna a produrre i metalli nobili e i colori e molte altre cose meglio e in maggiore abbondanza per mezzo dell’arte di quanto non faccia la natura. E tale scienza è più grande  di tutte le precedenti perché produce vantaggi maggiori. Infatti non solo può dare la ricchezza e molte altre cose utili al pubblico benessere, ma insegna anche a scoprire le cose che consentono di prolungare la vita umana molto più di quanto non possa fare la natura... Ecco perché questa scienza ha dei vantaggi particolari di questa natura ; mentre nondimeno conferma con le sue opere l’alchimia teorica. [Roger Bacon Opus tertium, cap. XII]

 

Spondent, quas non exhibent, diuitias pauperes alchimistae : pariter, qui se sapientes existimant, in foueam incidunt quam fecerunt. Nam haud dubiè huius artis alchimiae professores alterutrum se ludificant. cùm suae ignorantiae conscij eos, qui supra ipsos aliquid huiusmodi dixerint, admirentur : quibus cùm veritas quaesita non suppetat, diem cernunt, facultates exhauriunt, iidemque verbis sophistica transmutatione confingant : eòque interdum eorum temeritas damnatas & damnanda progreditur, vt fidis metallis cudant publicae monetae characteres fidis oculis, & non alias alchimicum fornacis ignem vulgum ignorantem eludant.

[Giovanni XXII (Decretale “Spondent”)]

 

...magna inter caeteras quaestio erat cur magia ipsa, cum olim primum sublimitatis fastigium uno omnium veterum philosophorum judicio teneret et a priscis illis sapientibus et sacerdotibus summa semper in veneratione habita fuerit, deinde sanctis Patribus a principio nascenti Ecclesiae Catholicae odiosa semper et suspecta, tandem explosa a theologis, damnata a sacris canonis, porro omnium legum placitis fuerit proscripta. [Cornelio Agrippa Operae v. I, p. 3]

 

La magia naturale è dunque quella, la quale avendo contemplato la forza di tutte le cose naturali e celesti e con diligenza curiosa l'ordine loro considerato, in tal modo pubblica le nascoste e segrete possanze di natura copulando le cose inferiori con le superiori... per una scambievole applicazione di quelle ; di maniera tale che spesse volte di qui ne nascono di stupendi miracoli non tanto per l’arte quanto per la natura alla quale, quand’ella opra di queste cose, quest’arte si dà per ministra. Percioché i magi come diligentissimi esploratori della natura conducendo quelle cose che sono preparate da lei, applicando gli attivi ai passivi spessissime volte inanzi al tempo ordinato dalla natura producono effetti i quali dal vulgo sono ritenuti miracoli sendo però opre naturali non v’intervenendo altro che la sola anticipazione del tempo... perciò si ingannano quelli che stimano [le operazioni di magia] al di sopra della natura o contro natura, mentre provengono dalla natura e son fatte secondo natura. [Cornelio Agrippa Della vanità delle scienze]

 

Perché l’amore è chiamato mago ? ... Perché tutta la forza della magia risiede nell’amore. L’operare magico consiste nell’attirare in un certo senso una cosa verso un’altra tramite una similitudine naturale. Le parti di questo mondo, come membra di un solo animale, dipendono tutte da un unico amore e sono reciprocamente connesse per comunione naturale... Da questa comunanza di rapporti nasce l’amore comune dal quale a sua volta nasce il convergere insieme fra le cose e in ciò consiste la vera magia.

[Marsilio Ficino Commentarium in Convivium Platonis de amore, oratio VI, cap. 10]

 

Alchymia est una pars naturalis philosophiae occultae coelica, magis necessaria, quae constituit et facit unam artem et scientiam, quae non omnibus est nota, et docet mundare et purificare omnes lapides pretiosos, non perfectos sed diminuitos, et ponere ad verum temperamentum ; et omnia humana corpora lapsa et infirma restituere et ad verum temperamentum reducere et optimam sanitatem ; et etiam transmutare omniam metallica corpora in veram lunam, postea in verum solem, per unum corpus medicinale universale, ad quod omnes medicinae particulares reductae sunt, et fuerunt. Et per quod integratum et factum per unum manuale regimen revelatum est philosophiae filiis perfectis, mediante ignis calore respectu sex latitudinum caliditatis, quae in tres principaliter reducuntur.  [ps. Lullo Testamentum]

 

Otto cose seguono l’alchimia :

Fumo, cenere, molte parole e l’infedeltà,

Profondi sospiri e faticoso lavoro,

Eccessiva povertà e indigenza

Se desiderate liberarvi da tutto ciò,

Evitate l’alchimia.

[Christian Egenolff Gebrauch d’Alchimei

Frankfurt am Main, 1531, fol. Giii]

 

E  arly before the day doth spring

L  et us awake my Muse, and sing ;

I   t   is no time to slumber,

S  o many ioyes this time doth bring

A  s Time will faile to number.

B  ut whereto shall we bend our layes ?

E  uen up to Heaven, againe to raise

T  he Mayd, which thence descended ;

H  ath brought againe the golden dayes,

A  nd all the world amended.

 

R  udenesse it selfe she doth refine,

E  uen like an Alchymist diuine ;

G  rosse times of yron turning

I    nto the purest form of gold ;

N  ot to corrupt, till heauen waxe old,

A  nd to be refined with burning.

                                     [John Davis]

 

La scrittura si apprende dalle lettere ; la Natura invece [viaggiando] da una terra all’altra : una terra, una pagina. Così è il codex naturae, così devono essere girati i suoi fogli. [Paracelso Defensiones un Verantworgungen wegen etlicher verumglimpfung seiner Missgönner]

 

Sul piano della storia della cultura, si può quindi affermare che gli alchimisti, nel loro desiderio di sostituirsi al Tempo, hanno anticipato quanto vi è di essenziale nell’ideologia dell’uomo moderno [...] L’alchimia ha dato al mondo moderno molto più di una chimica rudimentale : gli ha permesso la sua fede nella trasmutazione della Natura e la sua ambizione di dominare il Tempo.

[Eliade Arti del metallo e alchimia]

 

Non ti ho dato, o Adamo, né un posto determinato, né un aspetto proprio, né una prerogativa tua, perché quel posto, quell’aspetto, quelle prerogative che tu desidererai, tutto secondo il tuo voto e il tuo consiglio ottenga e conservi. La natura limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la determinerai da nessuna barriera costretto, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai. Ti posi nel mezzo del mondo, perché di là meglio tu scorgessi tutto ciò che è nel mondo. Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché te stesso sovrano artefice, ti plasmassi e scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti ; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine. [Pico della Mirandola Oratio]

 

Un gentiluomo spagnolo chiamato Signor Andres Gutiero... stava passeggiando un giorno per il campo quando cominciò a discutere con un soldato. Estrassero le armi e, con un colpo di rovescio, il soldato tagliò al Signor Andres il naso, che finì nella sabbia, e io lo vidi perché ero insieme a lui. La discussione terminò e il povero gentiluomo rimase senza naso. Quindi, tenendolo in mano tutto coperto di sabbia, vi urinai sopra e avendolo lavato con l’urina, glielo riattaccai e cucii molto saldamente, lo medicai con il balsamo [il famoso “Balsamo di Fioravanti”, nda] e lo fasciai. Quindi lo feci rimanere così per otto giorni, credendo che il naso si sarebbe incancrenito. Tuttavia, quando lo slegai, scoprii che era ben saldo. Lo medicai solo un’altra volta e fu libero e sano, e tutta Napoli se ne meravigliò...  [Leonardo Fioravanti  Il tesoro della vita humana Venezia, 1570)

 

Non l’arte o l’archimista genera o produce l’oro, ma la natura disposta et aiutata dall’archimista e dall’arte, non altramente che la sanità di un corpo malato non si rende né dalla medicina né dal medico, ma dalla natura disposta e aiutata dal medico e dalla medicina... Non altramente che i buoni medici purgano mediante gli sciloppi... le materie putrefatte e quelle che agevolmente si corromperebbero... così né più né meno i buoni archimisti purgano prima la materia... e di poi lasciano operare alla natura. Onde si vede manifestamente che non l’arte fa i metalli, ma essa natura se non quanto l’arte è strumento. [Benedetto Varchi Questione sull’alchimia]

 

...vi fu una donna che desiderava ardentemente mettere al mondo un bambino biondo, che, avendo sentito ciò, lo mise in pratica ; si procurò infatti un bambino bianco scolpito nel marmo, ben proporzionato in tutti i sensi, e lo guardava sempre... E quando giacque con suo marito, e anche dopo, quando aspettava il bambino, continuò a osservare l’immagine e i suoi occhi e il suo cuore la fissavano continuamente. In questo modo, quando il tempo di attesa terminò, diede alla luce un figlio molto simile all’immagine di marmo per tanti versi, specialmente per quanto riguarda il colore, essendo ugualmente pallido e bianco, come se fosse davvero di marmo. Così la prova dell’esperimento fu manifestata e verificata. [G.B. della Porta  Magiae naturalis...]

 

E’ pertanto l’alchimia una casta meretrice, che ha molti amanti, ma tutti delude e a nessuno concede il suo amplesso. Trasforma gli stolti in mentecatti, i ricchi in miserabili, i filosofi in allocchi, e gli ingannati in loquacissimi ingannatori...

[Johannis Tritheimij, Spanheimensis, et Postea Divi Jacobi apud Herbipolim Abbatis, Viri suo aevo doctissimi. Tomus II. Annalium Hirsavgiensivm... Bibliotheca Monasterij S. Galli publicae luci datum... : typis ejusdem Monasterijj S. Galli, Anno MDCXC  (p. 141)]

 

La pietra trovata nel nido di un’aquila, legata al braccio sinistro di una donna con bambino, la protegge dall’aborto ma, se legata alla coscia durante il travaglio, causa un parto facile e veloce. [Thomas Johnson Cornucopiae, or divers secrets  (London, 1594)]

 

 

O quale mondo di profitto e di delizia,

di potere di onore e onnipotenza

è promesso a un artefice d’ingegno !

Tutto ciò che si muove tra i poli fermi

sarà ai miei ordini. Imperatori e re

sono obbediti soltanto nelle loro terre

né possono alzare i venti o squarciare le nubi,

ma chi riesce in questo, ha un potere

grande come il pensiero dell’uomo

e un abile mago è un semidio.

Sforzati qui, cervello, di meritarti l’immortalità.

[Christopher Marlowe Il dottor Faust]

 

Come dice il Filosofo in molti punti, vi è qualcosa di buono in tutte le scienze. Tuttavia, a volte si compie il bene altre il male, a seconda se la scienza è diretta a fini benefici o malefici.. Da ciò si concludono due cose : La prima è che la scienza della magia non è malvagia, poiché grazie alla sua conoscenza si può evitare il male e perseguire il bene. La seconda conclusione è che un risultato deve essere valutato secondo il suo fine ; quindi il fine di una scienza è censurato quando non porta al bene o alla virtù. Da ciò segue che ogni scienza o operazione è talvolta buona, talvolta cattiva. [Albertus Magnus Liber aggregationis, in : De secretis mulierum (Strasbourg 1625)]

 

 [dall’indice dei Secrets merveilleux de la magie naturelle... di Albertus Parvus (1751) :] § Pour l’Amour réciproque entre les deux Sexes, § Pour connoître si une fille est chaste, § Pour rétablir la peau ridée du ventre des jeunes femmes, § Contre l’Yvresse du Vin, § Pour faire des Vins de Liqueur, § Pour faire les Talismans de Paracelse, § Manière cabalistique de fixer le Mercure qui doit servir au Talismans, § Pour faire le terrible Feu Gregeois, § Des Mandragores cabalistiques, § De la poudre de Sympathie, § Pour faire de l’Or artificiellement, § Pour faire l’Or de vie, § Excellente Savonette, § Pour nettoier le Dents & les Gencives, §Contre l’Haleine puante, § Pour la pierre de la Vessie, § Table du lever du Soleil sur l’Italie et la France...

 

Per seccar le moroide che più nõ tornavano : Piglia sterco di gatto, fallo seccare, e fanne polue, et cõ oglio d’oliua fanne unguento a fuoco, e ungi caldo, et sarai sano. [dalle annotazioni ms. su un f. di guardia del Flagello contro de’ medici commvni detti rationali di T.Z. Bovio (1601)]

 

Quando adunque vn Ceruellone Cabalista ti vuol dir qualche cosa, non pensar che ti dica cosa friuola, cosa volgare, cosa commune : ma vn mistero, vn oracolo... [Tomaso Garzoni Il theatro de’ vari, e diuersi ceruelli mondani, discorso XXXVI]

 

[...] ce visage enfumé, qui avait plutôt la mine d’un chaudronnier que d’un philosophe, demeura fort longtemps muet ; mais, comme il eut repris ses esprits et rêvé quelque temps sur ce qu’il avait à répondre, il me fit une repartie fort soumise, mais fort adroite ; il m’apprit sous quels maîtres il avait étudié, et quelles peines il avait eues pour acquérir cette toison d’or dont j’avais envie. Après cette ingénue confession, qui me rendait déjà possesseur de tnt de bien imaginaires, il me réprésenta comme en tremblant le danger que couraient ceux qui avaient un secret pareil, quand ils étaient découverts par quelque prince ; que le moindre malheur qu’ils en pouvaient attendre Ètait l’entière perte de leur liberté, mais que d’ordinaire on ne se contentait pas de les faire travailler et languir en prison, mais que leur ôtait souvent la vie avec de cruelles tortures pour leur enlever leur secret ; que ce bénéfice si précieux n’était pas produit seulement par le soin des hommes, qu’il y avait une particulière bénédiction dans l’accomplissement de ce grand oeuvre, et que ce serait mériter une éternelle malédiction si l’on n’usait de cette grâce avec grande considération ; qu’il en fallait secrètement assister les pauvres, et de se garder bien de le découvrir aux grands, qui sont naturellement ambitieux, et qui ne demandent que le moyen de porter partout la guerre et s’emparer injustement des Etats de leurs voisins ; que ce serait un crime irrémissible de mettre de la sorte des armes entre les mains des furieux ; et que c’était pour ces raisons qu’il menait une vie cachée et pénible [...] [Tristan L’Hermite  Le Page disgracié  I.xviii]

 

La peste de l’homme c’est l’opinion de savoir. Voilà pourquoi l’ignorance nous est tant reccomandée par notre religion comme pièce propre à la créance et à l’obéissance. [Michel de Montaigne Essais II.12 “Apologie de Raimond Sebond”]

 

[...] il n’est rien creu si fermement que ce qu’on sçait le moins, ny gens si asseurez que ceux qui nous content des fables, comme Alchimistes, Prognostiqueurs, Judiciaires, Chiromanciens, Médecins [...] [Michel de Montaigne Essais I.32]

 

 

Dovete, nell’osservare la Natura,

tenere d’occhio l’uno come il tutto ;

niente è dentro e niente è fuori :

poiché ciò che è dentro è fuori.

Dunque afferrate senza indugio

il divino, il palese mistero.

[J. W. Goethe (in : Tutte le poesie. Ed. dir. da R. Fertonani, t. II, p. 1011)]

 

 

Paracelso

Per Margherita

Niente è veleno. Tutto è veleno.

Dipende dalla dose, dice Paracelso, il maestro.

Niente è folle e niente è pienamente assennato :

dipende dall’istante in cui qualcosa viene compiuto

o realizzato in un momento altrettanto inadeguato.

Ci si chiede soltanto quale autorità lo decida.

Niente è divino. Niente è diabolico.

Ci si chiede sempre in quale cucina gli angeli

siano stati assoldati come vigili del fuoco, e da chi.

La morte non è divertente. La morte non è triste.

Dipende da chi va, chi resta.

Nessuna mela è marcia, nessuna pera, nessuna prugna :

anche le api amano la loro vita, sebbene breve.

Nessun amore è vero e neppure l’odio

quando colui che odia vende

l’amore e colui che

ama ha dimenticato quel che odia : non si vive

un giorno di più, né un’ora di meno.

Dipende dalle notti, amato, amata :

lo splendore di una candela dura quanto il suo stoppino,

che si spegne e soffoca nel corpo cereo.

Niente è mortale, tutto è vivente

riconobbe il maestro mentre in lui saliva la notte.

[Jürg Federspiel Paracelsus (cit. in : Pirmin Meier Paracelso. Medico e profeta. Roma, Salerno, 2000, p. 358)]

 

Il lapis è la via... ogni passo che compi in questa direzione è la tua meta. [J.L. Borges La rosa di Paracelso]

 

Alla base dell’alchimia sta un autentico e genuino mistero che, a partire dal diciassettesimo secolo, venne inteso - in maniera inequivocabile -in senso psichico. Anche noi moderni non possiamo vedervi altro che un prodotto psichico, di cui è possibile estrarre il senso mediante i metodi  e le esperienze della psicologia clinica del ventesimo secolo. Non pretendo però che l’interpretazione psicologica di un mistero debba necessariamente costituire l’ ultima parola.  Se si tratta di un mistero, deve avere anchi altri aspetti. Sono dell’opinione che la psicologia potrà pure spogliare l’alchimia dei suoi misteri, senza però riuscire a svelare il mistero dei misteri. Dobbiamo perciò attenderci che, in un tempo futuro il nostro tentativo venga considerato come metaforico e simbolico, allo stesso modo in cui noi abbiamo fatto per l’alchimia, e che quindi il mistero della pietra o del Sé  lasci emergere un aspetto che per noi rimane ancora inconscio ma che è già alluso nelle nostre formulazioni, in maniera però così velata che il ricercatore futuro si domanderà a sua volta se sapevamo che cosa intendevamo con le nostre parole. [ Jung ]

 

New technology is indistinguishable from magic. [Arthur C. Clark    Profile of the Future  1962]

 

…a Soma-copper complex would be a Herbo-metallic [sottolineatura aggiunta] preparation having the strong Spirit (Animus) of Soma and the strong Soul (Anima) of copper… Thus a self-generating Spirit copper becomes not only gold but also live-gold or ferment-gold at the same time. [S. Mahdihassan “Alchemy as descending from herbalism or Kimiya versus Soma” Scientia  a. LVIII, vol. IC, n° DCXXVI-XXVII, p. 134]

 

…I believe that hydrocarbons are indeed the fluids responsible for leaching, binding, and transporting many of the metals. Because of their depth of origin, hydrocarbons offer  the motive power needed for extensive leaching, and they may carry many types of molecules so formed in solutions. The major uncertainty concerns the formation of various organometallic [sottolineatura aggiunta], high-pressure compounds… […] Hydrocarbons of greater or lesser carbon number or some other structural feature would also be expected to umburden themselves of their metallic constituents at  different threshold changes of temperature, pressure, acidity, and solutes. This could well account for the observation that lead and zinc are typically found together, gold with silver, and so forth. Empirical support for the hydrocarbon theory of metal deposition includes the close association of carbon with gold that is well recorded in both scientific and popular accounts of mineral prospecting. […] Gold has been leached out of deep rocks and transported as an organometallic by an upwelling stream of hydrocarbons. Because of  changes in pressure and other conditions along the way, at some point the metal dissociates from the hydrocarbon molecule. And as with coal deposits, eventually the hydrogen, too, escapes from the  carrier molecule, leaving behind carbon, or soot, which might then be carried some distance by flowing water… [Thomas Gold The Deep Hot Biosphere 2001, cap. VII, passim]

 

La tradizione alchemica può essere  considerata come l’Ombra - in tutta l’estensione del significato che questo termine possiede nella psicologia junghiana -  del pensiero occidentale. Poiché  l’integrazione della personalità umana non può avvenire, se non attraverso il riconoscimento ed il dialogo con l’Ombra...  [Michela Pereira L’oro dei filosofi Spoleto, 1992, p. 30]

 

For [Mark] Pesce [famoso programmatore, creatore di WorldView e di VRML (un’evoluzione di HTML) e neopagano] the Craft [i “poteri” del mago] is nothing less than applied cybernetics. “It’s understanding how the information flow works in human beings and in the world around them, and then learning enough about that flow that you can start to move in it, and move it as well.” Now he’s trying to move that flow online. “Without the sacred space there is no differentiation in space ; everything is flat and gray. If you are about to enter cyberspace, the first thing we have to do is plant the divine in it.” [Erik Davis “Technopagans. May the astral plane be reborn in cyberspace” Wired 3.07 – Jul. 1995]

 

The alchemists weren’t protochemists, they were material scientists. They realized that the whole point was to trasform raw matter into something of value... These guys were striving for a unification of the spiritual and material worlds. [Greg Olson, professore alla Northwestern University e responsabile della ricerca scientifica della QuesTek’s, in un’intervista a Wired 9.02 (2001), p. 142]



[1] Nel famoso Dictionnaire Universel, contenant generalement tous les mots François tant vieux que modernes, et les termes  de toutes le sciences et des arts... (La Haye, 1690) di  A. Furetière, nel lemma “curioso/a” si legge tra l’altro : “...Vengono chiamate scienze curiose quelle conosciute da pochi, le scienze dai segreti particolari, come l’Alchimia,  una parte dell’Ottica, che fa  vedere cose  straordinarie con specchi e lenti ; e parecchie vane scienze in cui si crede di vedere il futuro, come l’Astrologia Speculativa, la Chiromanzia, la Geomanzia, alle quali alcuni aggiungono la Cabala, la Magia...”

[2] Paradigmatica la posizione di Isidoro di Siviglia : “Non avrai curiosità alcuna di scoprire le cose nascoste. Guardati dal seguire la traccia di quelle che sfuggono ai sensi umani. Rinuncia come a un segreto, a ciò che non ti è stato insegnato dall’autorità delle Scritture. Non cercare nulla al di là di ciò che sta scritto, studia soltanto ciò che viene insegnato dalle Sacre Scritture. Non desiderare la conoscenza di ciò che è proibito conoscere. La curiosità è presunzione pericolosa. La curiosità è una scienza funesta, induce all’eresia, conduce lo spirito verso fole sacrileghe.” [Synonima de lamentatione animae peccatricis  II.71 (in :  Patrologia Latina  XXCIII, col. 861)]

[3] L’ammonimento è infatti quello di evitare la superbia e non di evitare certi ambiti del sapere. Si veda a questo proposito Dunn 1999 e l’ampia bibliografia ivi citata.

[4] E’ interessante sottolineare l’analogia con la dottrina upanishadica del prana nonché con quella islamica del ‘pensiero del cuore’ e alla connessa ‘singolarità’ lessicale tale che lo stesso termine, qalb , vale tanto per “cuore” quanto per  “trasmutazione (spirituale alchemica)”.

[5]  Il catalogo della vendita all’asta di Sotheby (1936) comprende 121 lotti che comportano, nel loro insieme, circa 650.000 parole autografe di Newton. La maggior parte di questi manoscritti può essere ora consultata sotto forma di microfilm presso la University Library di Cambridge nel fondo Keynes MS.

[6] Allo scopo di favorire un “assaporamento”  della materia quanto più possibile completo, si è deciso di includere in questo repertorio anche stampe anastatiche e alcune moderne edizioni di antiche opere alchemiche, cabalistiche, ecc., offrendo ciò il destro di parlare di importanti personaggi (si pensi per esempio a Egidio da Viterbo) che sarebbero stati altrimenti ignorati e, soprattutto, di evidenziare significative interrelazioni. Questo, per quanto  concerne il desiderio e lo sforzo di chi ha compilato il repertorio, pur nella consapevolezza che “quidquid recipitur, ad modum recipientis recipitur”.

Per un analogo anelito di fornire un quadro il meno possibile mutilo, si è deciso, in considerazione dei profondi vincoli esistenti tra le diverse manifestazioni della phantasia, di includere alcune  opere di carattere astrologico e chiromantico... anche nell’auspicio che ciò stimoli in altri un’utile curiosità.

[7] E, beninteso, non senza evocare  la rasayana, la “via delle essenze”,  l’alchimia nella sua accezione indiana.


 

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