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MASSONERIA OPERATIVA :
I SILENZI, I SEPARANDO, IL DISTACCO
del Ven.mo Fr.Bruno Gazzo
Direttore di PS Review of Freemasonry



È bene precisare subito come quello che andrò ad esporre alla vostra, spero benevola, attenzione non sia e non possa essere frutto di una ideazione personale, ma è senz'altro un pensiero di tipo tradizionale che viene tramandato ed insegnato nei nostri Templi e che, questo sì, la mia ignoranza può aver distorto.

Si sa che il R.S.A.A. è una sintesi gnostica completa che permette di intuire e praticare il Segreto Reale e che attraverso tale pratica si dovrebbe pervenire alla reintegrazione dell'uomo in tutti i poteri primordiali; quello che bisogna sottolineare in questa Camera è che i primi Gradi della Massoneria Scozzese sono costruttivi, imi dobbiamo costruire il Tempio Interiore, ma per riuscirvi dobbiamo prima demolire un altro edificio.

Il Tempio non è di pietra, ma di carne operante nello Spirito e il Gran Architetto dell'Universo non è un'immagine né un idolo da adorate, ma una irradiazione proveniente da quel focolare misterioso generatore dell'atomo e dell'Energia.
Discorrere o scrivere attorno ai separando, al distacco e al silenzio, anzi sui silenzi, perché ne esistono di vario grado e qualità, può essere considerato come un non senso, ma se ne superiamo l'aspetto puramente retorico, possiamo senz'altro accettare il fatto che dì essi si può e si deve parlare.

Naturalmente si potrebbe essere lapidari e dire che i silenzi sono uno stato dell'essere, che i separando sono una tecnica e che il distacco è una "forma mentis" concludendo che tutti insieme costituiscono quella fase preparatoria del massone per ottenere quel caos dal quale partire per mettere ordine.

La vita dell'uomo è una scintilla che per un minuto sorge nella notte infinita. Una voce interna ci dice: affrettati a vedere, a sapere. Ma un ostacolo ci impedisce di farlo, se si tarda, l'istante della vita passa e si rientra nella notte senza aver conosciuta la verità.
Noi sappiamo che l'uomo più vicino alla serenità del saggio è colui che riesce realmente ad essere in armonia con ciò che è in natura. Si separa da ciò chi fonda la propria vita sulla proprietà e sul possesso, in qualunque senso. Se ne distacca del tutto colui il quale deve ricercare la felicità in ciò che lui appare nelle rappresentazioni altrui, perché, spesso, noi ci innamoriamo della nostra maschera.

La Natura procede da piccolissime cose per formare quelle grandi e perciò chi vuole seguire la Natura deve ricercare queste piccolissime cose che, se non vengono capite, arenano ogni ricerca.
Conoscere ,significa sapere tutto e quindi conoscere una parte di qualcosa significa non conoscere.
Non è difficile paradossalmente conoscere tutto in quanto a questo scopo si deve sapere pochissimo, ma al fine di conoscere questo pochissimo, bisogna operare parecchio su noi stessi in rapporto con la Natura.

La Massoneria è una iniziazione al Vero Assoluto e ha per scopo la rigenerazione dell'uomo, ma liberare l'uomo consiste nel renderlo Spirito puro, indipendente da ogni sforzo opprimente e condizionante della materia.
Ci fu un tempo in cui lo Spirito dell'uomo era uscito dalla notte e lentamente e dolorosamente marciava verso la Luce, ma lo Spirito è stato ucciso e si sospetta fortemente che sia stato l'uomo stesso a farlo e noi continueremo ad ucciderlo se non ci risveglieremo, se vorremo rimanete schiavi di quel tiranno che è una parte di noi stessi.
Il sapere attinto dalle apparenze è un falso sapere, al fondo, che sta al di là delle apparenze, non si accede se non in virtù del silenzio, quel Silenzio che tende l'uomo simile agli Angeli.

All'iniziato che si incammina verso la nudità devono ripugnare le apparenze che lo immobilizzano nel mondo materiale dal quale si vuol separare.
La Luce che noi cerchiamo non è quella distribuita a tutti dal sole, bensì è sinonimo di nuova conoscenza.
Il percorso da compiere non è quello di accendere stanza dopo stanza le varie luci fino ad arrivare al "Santa Sanctorum", ma piuttosto è quello di togliere progressivamente i veli che oscurano la Luce che è già presente.
Per arrivare a nuove conoscenze bisogna per prima cosa cambiare essenzialmente il proprio essere, perché è solo trasformandosi interiormente che potremo essere in grado di acquisire e possedere nuove conoscenze.
L'uomo profano può fare ben poco di sua spontanea volontà e gli avvenimenti che compongono la sua vita, più che essere da lui voluti e compiuti, sono invece fatti che accadono e che l'uomo profano subisce, illudendosi, forse per una provvidenziale legge di natura, che essi siano l' espressione della sua volontà,

Chi è sulla via deve cercare di aumentare il suo potere sulla mente, sul pensiero, sulla attenzione.
Noi abbiamo un "modus" di pensare meccanico e quindi non siamo coscienti e padroni del nostro pensiero, quando vi riusciamo possiamo esserlo solo per un brevissimo istante.
Essere consci oppure, simbolicamente, essere svegli richiede un notevole dispendio di energia al punto tale che l'energia mentale, di cui normalmente disponiamo, non ci permette dì essere svegli e attenti per molto tempo.
Siccome lo stato di veglia, se trascorso in piena coscienza, richiederebbe troppo lavoro agli organi preposti a produrre l'energia necessaria, è possibile formulare l'ipotesi che l'inserimento nel nostro sistema mentale della meccanicità ovvero del pensiero automatico, sia stata una via obbligata. Con tale trasformazione, il consumo di energia mentale infatti viene ridotto al minimo. Questa è la ragione per la quale dopo un poco di tempo che siamo consci, senza che ce ne accorgiamo e automaticamente, subentra un meccanismo che ci porta all'immaginazione e alla identificazione. Una delle attività mentali a cui dedichiamo maggior tempo è appunto quella di pensare senza scopo proprio perché essa è quella che richiede il minimo di energia.

Ed è perché la nostra coscienza si trova quasi perennemente in questo stato di carenza che l'esoterismo propugna il risveglio, afferma che siamo in una prigione. L'antro oscuro è la nostra coscienza ed è lì che dobbiamo colpire gli uccisori dì Hiram colpire l'ignoranza, le passioni, la debolezza. Con il Lavoro, attraverso un sentiero difficile e pericoloso, dobbiamo uccidere i nostri falsi modi di pensare e di essere, solo così potremo vivificare il morto. Per eliminarli dobbiamo però conoscerli, solo in questo modo potremo indirizzare in senso positivo la loro forza energetica, dispersiva per il buon esito della nostra Opera.

Ai Massoni Scozzesi la caverna è nota e sappiamo anche che in essa vi è una lampada accesa che serve a scacciare le tenebre.
La lampada emette una luce fioca e velata, non certo ancora splendente, ma questa prima luce, questa prima meta che noi dobbiamo raggiungere e possedere è molto importante: essa è il Silenzio.

II Silenzio è costituito da quattro punti principali che si compenetrano e che possiamo riassumere, a parole, in questo modo:
I) Essere sempre coscienti dello stato in cui ci si trova e delle modifiche che avvengono in esso.
2) Far cessare oppure fissare il proprio pensiero nel periodo in cui si opera. 3) Mantenere il silenzio con assoluta mancanza di sforzo.
4) Perdere a poco a poco la sensazione del proprio corpo fino a non percepirlo più.

La caratteristica fondamentale del Silenzio Iniziatico è l'essere consci di ciò che si è anche quando il pensiero è fermo o non esistente e questo spiega il generale dilungarsi dei Maestri su quanto poco noi normalmente siamo svegli. Noi sappiamo che esistono Quattro Stati di coscienza ordinaria: essere svegli, essere svegli ma divagare con il pensiero, sognare e, da ultimo, dormire profondamente. Una meta importante della nostra opera è quella di riuscire ad essere coscienti mentre “dormiamo profondamente”.
Ma se quando ci troviamo nello stato di veglia non siamo capaci di mantenerci consci, come potremo sperate di rimanere tali quando dormiamo profondamente? E’ logico che non lo possiamo fare e quindi per prima cosa bisogna imparare ad essere consci quando stiamo pensando e, se ci riusciremo, avremo conosciuto un nuovo modo di essere e quindi ci saremo trasformati in un individuo più cosciente di prima.

Il Silenzio possiede le quattro caratteristiche di cui ho parlato prima e quindi occorre che si operi in noi una trasformazione in modo da non sentire il nostro corpo, un'altra per non sforzarci, quindi fermare il pensiero e rimanere in uno stato di coscienza ben vigile. Il tutto rappresenta una mutazione che deve avvenire se non contemporaneamente almeno alternativamente.

Chi pretendesse prima di conquistare il rilassamento completo, dopo di esso la visualizzazione del pensiero e dopo ancora il trasferimento del senso di sé nel cuore, fermando il pensiero stesso, seguirebbe una tecnica di una tal lungaggine e di una così complessa difficoltà che difficilmente potrebbe aver successo.

E molto complicato per noi ottenere il Silenzio, perché il pensare ed il parlare sono, fra i modi più meccanici di espressione umana, gli atti che più frequentemente e abitudinalmente compiamo. Il Silenzio è forse la più difficile forma di digiuno.
Se un uomo comprende ciò, e segue la regola del Silenzio, questo sarà per lui il migliore esercizio per essere ben presente a sé stesso e per sviluppare la sua volontà. Solo l'uomo capace di mantenere il Silenzio può essere padrone di sé stesso.
Per ricevere dal superconscio un'intuizione, un messaggio o uno stimolo ad agire, si deve eliminare ciò che potrebbe impedirne la discesa nella sfera della coscienza. È anche per questo che il Silenzio è necessario.

Ci sono vari modi per ottenere il Silenzio. Uno consiste nel mantenere, per un certo periodo, l'atteggiamento fermo e paziente di osservatore del susseguirsi dei pensieri finché la mente si stanca della sua attività irrequieta. Lo si può fare ogni giorno pazientemente per un breve periodo; l'altra possibilità di operare consiste nel ripetere con insistenza una parola, una frase oppure evocare un quadro mentale.

Silenzio dunque come cessazione del rumore, del suono, di ogni attività dispersiva, ma anche Silenzio come presenza di qualcosa che non è possibile definire se non tautologicamente affermando che durante il Silenzio si svolge qualcosa che è per l'appunto l'avverarsi di esso, dunque, come realizzazione di qualcosa di positivo. Ed è anche in questa ottica che sì può considerare il verificarsi del Silenzio: come pausa, come intervallo fra due suoni o due parole, una pausa dalla quale sia possibile attingere delle ancora inespresse forze germinali. Silenzio insomma come momento creativo di trasformazione.

Noi sappiamo che dobbiamo continuare a trasformarci senza interruzione, siamo liberi di obbedire alla nostra coscienza, ma non siamo liberi di seguire la nostra indifferenza o il nostro capriccio. Nascosti in una grotta profonda, nel silenzio della notte (proviamo ad ascoltare il Silenzio della notte), lavoriamo per l'edificazione del nostro Tempio.
Non a caso Ovidio intitolò il suo poema iniziatico le Metamorfosi e lo stesso nome diede Apuleio al suo celebre libro L'Asino d'Oro.
Il più antico e saggio libro cinese I King altro non è che il libro delle mutazioni. Noi stessi, a simbolo della necessità di una continua trasformazione, diciamo che ogni verità è relativa e perciò destinata a trasformarsi anche se bisogna considerare e tenere a mente che forse la freccia del tempo non ha un'unica direzione.

L'importante è non vedere abissi là dove per alcuni sono solo luoghi comuni.

Questo deve essere il nostro impegno spirituale primo. II Silenzio e il Segreto sono le prime doti morali costitutive del Massone Scozzese. Noi vogliamo così continuare la Tradizione dei nostri padri, subentrando nella loro eredità, per continuare la Grande Opera.

Questo risultato si otterrà, se si otterrà, grazie alla perseveranza nel Lavoro e alla Virtù e senza baloccarsi nella balzana idea che altri un bel giorno ci dicano: "Ecco, questa è la verità. Ora che la conosci praticala e fanne buon uso".

II Maestro che ha conosciuto l'acacia ha conosciuto l'innocenza, il che vuol dire che si è restituito allo stato di innocenza, di purità dai pregiudizi umani, quasi che iniziasse una nuova vita alla quale sì affaccia infante cioè non parlante.

Se il nostro Lavoro sarà costante come il lavoro del solitario che nel Silenzio analizza la sua mente, riusciremo a costruirci quella Materia Prima così importante e così segreta.

Vorrei adesso fare un esempio: quando andiamo a teatro o al cinema, per più di un'ora noi siamo completamente immedesimati nella vicenda che si svolge sul palcoscenico o sullo schermo. In quel tempo la nostra coscienza, il nostro lo ,vengono quasi completamente dimenticati e noi ci interessiamo, piangiamo, ci emozioniamo, perché diventiamo gli stessi personaggi che vediamo e ne viviamo le esperienze senza renderci conto che sono irreali.
Non ci rendiamo conto di tale nostra perdita di coscienza, perché essendoci identificati ci riesce difficile osservarci.

L'operazione del Separando consiste, sinteticamente, nel cercare di realizzare, contemporaneamente, il dividersi in due.

Ritornando all'esempio del teatro o del film, vuol dire partecipare all'evento rimanendo ben coscienti che quella è una finzione.

Riferendoci alla nostra Opera, vuol dire diventare osservatori separati del corpo, delle emozioni, dei pensieri e, ancora, realizzare in noi due polarità: una che comanda e una che obbedisce.

Noi governiamo abbastanza male il nostro 'interiore" in quanto non riusciamo a dividere nettamente ciò che è maschio ( Animus ) da ciò che è femmina (Anima).

Sentiamo queste due polarità, ma lasciamo che, di fronte ad un'alternativa, una delle due scelga, di volta in volta, l'una o l'altra cosa.

Nel proseguo dell'Opera noi dobbiamo convincerci della necessità di Lavorare per una netta separazione.

Quando la nostra mente si fissa su una qualsiasi parte del corpo bisogna realizzare l'atteggiamento, la coscienza, che siamo noi a pensare quella tal cosa, affinché costruire una divisione tra noi che siamo il cosciente e la cosa che stiamo osservando.
Lo stesso deve avvenire per il nostro pensiero, impariamo a dividerci in due, noi che osserviamo e il pensiero che viene osservato e facciamolo contemporaneamente.

Tutto ciò non è semplice perché implica uno sforzo mentale che comporta un grande consumo di energia. Se si persevera si combatterà la nostra inerzia mentale e comprenderemo appieno l'importanza di essere consapevoli di sé, di essere presenti sempre a noi stessi ed in tal modo di avviarci su la via per diventare una coscienza.

Nella celebre Tavola di Smeraldo si legge: "Separerai Fuoco da Fuoco, il sottile dallo spesso piano, piano, industriandoti con grande ingegno".

Forse è utile a questo punto notare che la separazione del sottile (Spirito) dallo spesso (Corpo) non è quello dì cui oggi dobbiamo trattare, ma avverrà in una fase molto più avanzata dell'Opera. La separazione che ci interessa ora è quella del Fuoco dal Fuoco ossia dello Spirito dallo Spirito o meglio: quella parte del nostro Spirito che comanda deve essere separata da quell'altra che obbedisce in modo che la divisione sia netta, in modo che essi siano due.

Per ultimo vorrei sottolineare come tutti i simboli che attendono ai Lavori rituali intesi, nelle Logge Azzurre, a sgrossare la pietra grezza e a raggiungere la perfezione del corpo fisico mirano a ritrovare in sé il Maestro scomparso.

Nelle Camere Capitolari si continua a Lavorare per ottenere la separazione fra l'apparenza e la realtà del nostro sé, ma anche fra il mondo degli effetti da quello delle cause. Solo così potremo essere completamente aperti all'afflusso della Vera Luce.
Dobbiamo ricordarci però che non è senza un vero sforzo e non senza un certo dolore che l'uomo sacrifica le sue credenze anche se si tratta di abbracciare dei concetti più alti.

L'importante è comprendere appieno che occorre essere e non parere di essere.

All'inizio accennando al distacco l' ho definito come una "forma mentis", questo perché vi sono sostanzialmente due modi di apprendere una qualsiasi cosa materiale o spirituale.
II primo è esterno e ci comunica una conoscenza attraverso i sensi o il ragionamento, il secondo è interno e ci permette una sapienza diretta ed essenziale.

Questi due tipi di apprendimento differiscono tra loro qualitativamente. Non è che fra essi vi sia una specie di continuità differenziata da gradi, ma si trovano invece su due linee diverse in modo che non è possibile passare, attraverso una maturazione, dall'uno all'altro. Per passare dall'apprendimento esterno a quello interno è necessario operare un distacco.

Questo Distacco ci viene, seppure ermeticamente, indicato dalla mitologia greca. Mi riferisco all'episodio in cui Ercole, ancora nella culla, uccide strozzandoli i due serpenti inviatigli dalla invidiosa Giunone.
Il primo serpente simboleggiai nostri sensi ingannatori, perché difettosi, ma anche quelle strutture o sovrastrutture sociali che ti costringono a vivere seguendo determinati schemi fuorvianti al punto che non sappiamo più ritrovare noi stessi.
Il secondo serpente simboleggia il modo, indiretto e formale, con cui normalmente siamo abituati ad apprendere, modo che, sia pure saltuariamente, dobbiamo uccidere. Questo, fra l'altro, dovrebbe accadere ogni qualvolta Lavoriamo nei nostri Templi al coperto e al sicuro.

Nel modo indiretto e informale l'intelligenza apprende mediante il ragionamento, nel secondo, quello ermetico, l' intelligenza incorpora la certezza dall'esperienza diretta.

Questo ultimo modo di apprendere è costituito dalla facoltà di prendere conoscenza di un oggetto fisico o mentale e di interiorizzare questa conoscenza nella sostanza stessa del nostro lo in modo che la certezza di ciò che l'Io ha appreso diviene immediata. L' lo la conosce perché è incorporata in lui.

Inutile ribadire che il primo metodo si riferisce al modo di apprendere profano, mentre il secondo entra nella sfera dell'esoterico ed essendo essenzialmente diverso abbisogna di un Distacco, di un salto di qualità.

E amaro constatare come al giorno d'oggi pochi nel mondo siano disposti a operare questo Distacco eppure già gli antichi greci con l'esempio di "Achille e la tartaruga" e con quello della "Freccia che non potrebbe colpire il bersaglio" avevano messo in evidenza il pericolo dì affidarsi troppo al ragionamento logico.

Comprendere è la parola che risulta dalla congiunzione fra sapere ed essere.

Il massone non deve e non può fare nulla se prima non comprende. Ecco perché la Massoneria non basa il suo insegnamento sulla fede e sui dogmi, ma anzi li supera.
Più un uomo comprende quello che fa e più i risultati dei suoi sforzi saranno validi. In Massoneria ogni fede, di qualsiasi tipo si tratti, costituisce un ostacolo, perché noi pensiamo che un uomo debba assicurarsi sempre della verità che gli viene detta.

L'importante è non mentirsi mai, dobbiamo avere un culto solo: quello della ricerca della verità per amara che possa risultare specialmente a riguardo di noi stessi. Dobbiamo evitare di nascondere una parte di noi sotto un manto di parole alle quali, e ciò sarebbe veramente grave, poi credere mentendo a noi stessi.

Imparare l'autosincerità non è facile, ma è fondamentale se vogliamo lavorare ai Silenzi, ai Separando e al Distacco.
Ricordiamoci che il nostro laboratorio è in noi ed è lì che dobbiamo vederci chiaro conte alla luce del sole.
Essere sinceri con noi stessi vuol dire non trovate giustificazioni alle nostre mancanze, alle nostre debolezze, alle nostre passioni.
Se arriviamo a spogliarci delle nostre passioni e dei nostri pregiudizi ci avvicineremo alla verità, se essi ci tormentano è inutile pensarci.
La via massonica è superiore alle altre vie iniziatiche perché da noi si lavora contemporaneamente sul piano fisico, emozionale e del pensiero.
Ed è proprio operando in tal senso che poco a poco ci accorgeremo che in noi si sta formando un centro di gravità, verso cui tende tutto il nostro essere.
Ci troveremo a dare uno scopo preciso al nostro Lavoro di autocoscienza e questo accadrà senza che quasi ce ne accorgiamo.

Tutti i risultati della nostra incessante ricerca si riuniranno intorno a questo centro che come una calamita li attirerà magneticamente così che i Silenzi, i Separando e il Distacco saranno una cosa sola e avremo costruito la nostra Materia Prima.



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